Archivi del mese: febbraio 2013

Santa Muerte Patrona (capitolo introduttivo)

Presento qui il capitolo introduttivo del libro Santa Muerte Patrona dell’Umanità (link).

Oggi sei tra le braccia della vita,  

ma domani sarai nelle mie.  

Quindi vivi la tua vita. Ti aspetto.  

Distinti saluti, La Morte

(cartello anonimo).

Ecco il suo Blog Link.

Alcuni anni fa ho conosciuto la Morte, la santa scarnificata che oggi dispensa fede e speranza a milioni di devoti in America. Ogni giorno, da Nord a Sud, la falce dell’instancabile Santa Muerte s’innalza lucente dall’altopiano centrale di Città del Messico, mietendo a fasci migliaia di anime. Lo fa con giustizia e ispirazione profondamente democratiche. Ricchi e poveri, donne e uomini, giovani e vegliardi finiscono per accompagnarla senza discriminazioni né convenevoli. Una madre terribile coperta da una lunga tunica che lascia intravedere solo i piedi, il teschio e le ossa delle mani che reggono il mondo, una bilancia e una falce. Vivo in Messico da oltre undici anni. È un paese enorme, curioso, meraviglioso. La sua gente, tra le tante qualità, ne ha una che da sempre mi ha affascinato. La vita sembra proiettarsi su un telone ondulato, uno sfondo in movimento che sussulta e cambia continuamente direzione e intensità.

La misera ma dignitosa esistenza della maggioranza è un’ombra che viene distorta dall’abbaglio sottile e penetrante dei raggi multiformi della speranza. Si nutre della tendenza alla superstizione e non necessariamente della religione ufficiale, che sfuma piuttosto in una fede generica e personalizzata nel dominio dell’inspiegabile.

C’è una propensione diffusa verso il pensiero magico, la fantasia, la creatività, l’immaginazione, il sogno che si riflette nelle credenze popolari e nella mentalità delle persone. La meraviglia, i miraggi, le attese infinite, la speranza e l’incertezza della vita messicana non passano di certo inosservate agli occhi dello straniero, nemmeno dopo anni di lenta e gradevole assuefazione alla cultura locale. Le vicende di stregoni, sciamani, santoni, guaritori, miracolati, maghi e santi popolari, siano essi intesi come figure tradizionali o come invenzioni modaiole, sono una parte dell’immaginario collettivo cui non ci si può sottrarre. La portentosa vita della Santísima Muerte dentro le case, nelle anime e per le strade del Messico rappresenta ancora oggi un mistero.

Questa Santa messicana, protettrice dell’umanità intera, patrona dei dimenticati, è stata descritta più da miti, leggende e articoli sensazionalisti che da documenti e testimonianze: è la grande incompresa nella storia recente dei culti popolari. Quindi il mio viaggio insieme a lei è stato lungo e accidentato, ma ne è valsa la pena.

La Madonna dei narcos; un gozzoviglio di stregonerie e magia nera; una superstizione adatta ai reietti e ai disperati del popolino; una devozione satanica e pericolosa; un’adorazione buona solo per i delinquenti e i pervertiti, per i santoni del vudù e della santería cubana emigrati in terra azteca: questo è solo un campione casuale di quanto per anni hanno detto e scritto sulla Santa Muerte i diffidenti e i timorati, la Chiesa e la stampa. Tali e tante sono le denigrazioni verbali e le menzogne culturali alimentate dalla smania scandalistica dei media e da un certo perbenismo conservatore, ancora presente in ampi strati della società messicana. Innumerevoli sono le etichette marchiate a fuoco sulla pelle del culto popolare messicano che più è cresciuto dalla metà degli anni Novanta a oggi.

È innegabile che, a quelle latitudini, il Vaticano abbia perso progressivamente il suo monopolio tradizionale sul controllo delle anime e degli affari religiosi. I censimenti più recenti mostrano un allarmante calo dei “cattolici dichiarati”, non necessariamente praticanti, in un paese che veniva dato per totalmente acquisito dalla Chiesa di Roma. I momenti importanti della relazione tra la vita e sua sorella, la morte, sono stati gestiti per secoli dalle istituzioni religiose, impiantate con la forza dagli spagnoli durante la Conquista e dallo Stato messicano a partire dalla fine dell’Ottocento. La Chiesa e lo Stato hanno sempre il potere di ufficializzare i rituali di passaggio all’aldilà, però oggi sono numerose e inarrestabili le sette, le fedi alternative, le devozioni e i culti popolari che stanno minando il loro controllo assoluto.

La religione ufficiale ha sempre combattuto le espressioni culturali dissidenti. Lo fece prima nel Vecchio Continente, all’epoca dell’Inquisizione, e poi durante la sanguinosa conquista delle Indie: la spada dei conquistadores Cortés e Pizarro era in stretta alleanza con la croce. Per questo oggi la falce della Muerte ritorna a essere temuta e viene condannata come idolatra e pagana. Antonio Gramsci sosteneva che esistono numerose e diverse visioni del mondo, potenzialmente una per ognuno di noi. In questo senso ogni uomo può essere filosofo con il proprio modo di interpretare la realtà, dunque anche la vita e la morte. I luoghi di questa filosofia sono il linguaggio, il senso comune, o buonsenso, e la religione popolare.

L’avventura della Santa Muerte è l’esplorazione di quest’ultimo luogo, uno spazio di libertà della fede e del pensiero, un mondo di nuove pratiche ed emancipazioni nel Messico dalle profonde contraddizioni.

Le preghiere dei fedeli contengono suppliche rivolte a Dio, alla Vergine o a uno dei tanti santi, ufficiali e non, che sono a disposizione dei credenti in quell’immenso paese. In genere non si tratta di richieste particolarmente esose: lavoro, amore, denari, felicità o qualcosa che vi si avvicini. Oppure si chiede di poter tornare a casa sani e salvi, soprattutto se si vive nelle zone marginali del centro o sulle colline periferiche in cui proliferano case di mattoni e lamiere prive di ogni servizio e del tutto simili alle favelas brasiliane. Scomparire è facile negli slums e non solo. L’impunità è praticamente garantita per i malfattori d’ogni sorta. Il sequestro express è la nuova modalità di rapina in voga. Rapida, spesso indolore, sempre efficace: si rapisce la vittima per qualche ora, poco prima della mezzanotte, per obbligarla a prelevare almeno due volte il massimo consentito dallo sportello ATM: un prelievo alle undici e un altro un paio d’ore dopo. E dopo adiós, se tutto va bene. Altrimenti si continua per qualche giorno fino ad esaurimento del conto in banca. Non sono pochi i casi in cui i sequestri sono coperti ma anche organizzati da bande deviate di poliziotti che poi, magari, devono investigare su loro stessi quando arrivano le denunce. Va da sé che i risultati e gli arresti scarseggino.

Santa Reloj 137

La Santa Muerte, almeno lei, ci proteggerà, forse. Dunque è meglio sperare, accendere un cero del colore preferito e poi stare sempre allerta, en las vivas. Il motto ufficiale del Comune di Città del Messico, riprodotto su cartelli, giornali e mezzi pubblici, fino a pochi anni fa recitava solennemente “México, La ciudad de la esperanza”, la città della speranza. Ora è stato aggiornato in “México, ciudad en movimiento”, città in movimento, per ispirare una parvenza di modernità e ufficializzare un ideale di dinamismo e sviluppo. La gran ciudad è il teatro in cui si muovono la vita e la morte, l’anima e il corpo di milioni di messicani. Ci sono anche tanti forestieri innamorati del suo caos perenne.

La Muerte santificata non discrimina e muove le marionette nel teatro. Il progresso cittadino è materia e rumore, viene scandito dai martelli pneumatici delle decine di cantieri aperti per migliorare la viabilità cittadina e rendere umano un traffico giornaliero di oltre sei milioni di veicoli.

D’altro canto il progresso sociale e il riconoscimento dei diritti delle minoranze non hanno pari in America. Sembra una contraddizione, ma è parte della realtà disuguale e frammentata di questo paese. Pericolo e diritti, smog e servizi, poveri e ricchi.

Negli ultimi anni le misure adottate dal governo cittadino hanno recepito e, in alcuni casi, anticipato le rapide evoluzioni sperimentate dal Messico globalizzato e hanno prodotto la commercializzazione libera della pillola del giorno dopo, la legalizzazione dell’aborto, delle coppie di fatto e dei matrimoni tra coppie omosessuali con relativo diritto all’adozione. Sono diritti garantiti dalla legge, almeno nella capitale messicana, anche l’accesso universale alla sanità pubblica e gratuita, così come il sussidio di disoccupazione e le borse di studio per studenti meritevoli delle medie e superiori. Infine la Ley de Voluntad Anticipada (Legge della Volontà Anticipata), sebbene non preveda esplicitamente l’eutanasia, garantisce ai malati terminali la possibilità di scelta sulla continuazione dell’accanimento terapeutico e dei trattamenti per la riduzione del dolore. Quando la morte, la povertà e l’incertezza riemergono nella società, la Santa Muerte appare, consola e protegge le sorti dell’umanità. Da CarmillaOnLine

Santa Muerte Patrona dell’Umanità di Fabrizio Lorusso, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 2013, pp. 192, 15 € / 12,75 € (link).

Link:
Stampa Alternativa
Blog Santa Muerte Patrona
Pagina Info
La Santa Su Carmilla qui e qui

 


Santa Muerte Santa Proibita di Valerio Evangelisti

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La Santa proibita di Valerio Evangelisti

prefazione al bel libro di Fabrizio Lorusso, Santa Muerte,patrona dell’Umanità, Stampa Alternativa, 2013

(postato su Nazione Indiana da Francesco Forlani).

Gli studi affidabili sul culto messicano della Santa Morte, insediatosi anche negli Stati Uniti per via dell’emigrazione, non sono numerosi, e sono molto recenti. Fino a pochi anni fa, e ancora oggi nella stampa occidentale, quella strana forma di religione era liquidata come una specie di superstizione coltivata da narcotrafficanti, carcerati e prostitute, e collegata ad attività criminali (inclusi “sacrifici umani” mai provati).
Da ciò è derivato un intenso sfruttamento massmediatico, con film, telefilm e documentari di dubbia scientificità che insistevano sul risvolto delinquenziale, ignorando tutto il resto: dalle origini del culto alle ragioni del suo rapido propagarsi fra strati popolari poverissimi, da un lato e dall’altro del Rio Grande, non sempre dediti ad attività illecite.
A quest’ultimo proposito, noto che il primo opuscolo prodotto dai santamuerteros stessi in cui mi imbattei, esempio di una vasta produzione non più plausibile di quella degli osservatori esterni, recava preghiere per i taxisti e i meccanici (Sagrada Biblia de la Santísima Muerte, Ediciones Aigam, Chimalhuacán 2007).

Cosa che bastava a suggerire un’espansione che si spingeva ben oltre l’ambito della malavita organizzata. Acquistai l’opuscolo citato, assieme ad altri materiali, in un negozio di articoli religiosi sito nei pressi del mercato di Puerto Escondido, nello Stato di Oaxaca (cioè ben lontano da Città del Messico); dove conviveva con Vangeli e Bibbie del tutto ortodossi, e montagne di rosari e crocifissi. Contendeva il primato di presenza della Santa Morte solo il settore dedicato alla santería, un derivato della religione africana degli Yoruba (come il Vodou, come il Condomblé, come il Palo Mayombe) che credo sia oggi assolutamente minoritario. Cosa che non si può dire per la Santa e i suoi fedeli. Questi ultimi attribuiscono al culto origini antichissime, preispaniche.
Sarebbe una trasformazione moderna delle due divinità Mexica, una maschile e un’altra femminile, che presidiavano l’ingresso del Mictlán, l’Aldilà. La venerazione di questi dei delle tenebre si sarebbe preservata durante e dopo la Conquista, coperta dal segreto, fino a riemergere di recente, nelle forme attuali e incentrata su un’unica figura.

Una leggenda, pur non smentendo la versione ancestrale, attribuisce invece l’avvento della Santa Morte in forme moderne a un curandero (guaritore) dello Stato di Veracruz. Ai primi del XIX secolo costui avrebbe sognato la Santa, e poi ne avrebbe trovato l’immagine – di scheletro vestito con gli abiti tradizionalmente attribuiti alla Madonna – sul tetto della propria casa. Fu l’inizio di una serie di rivelazioni, già duramente condannate dalla Chiesa cattolica dell’epoca.
Si tratta di genealogie non documentate e che lasciano il tempo che trovano. Certo, in Messico convivono stratificazioni religiose che danno luogo a curiosi sincretismi, come omaggi prosaici (lattine di Coca-Cola, dolcetti, ecc.) a santi cattolici, fanatismi per la Vergine di Guadalupe o altre icone sacre che rasentano l’invasamento, una vera mania per gli altarini e le statuette ormai sparita in Occidente. L’anima indigena si sente, eccome. Un pastore protestante americano mi disse, esagerando, che doveva ancora trovare, in Messico, un cristiano vero e proprio. In certa misura, sarei portato a dargli ragione.

La “chiesa” della Santa Morte non può però essere ridotta a una sopravvivenza delle religioni preispaniche sotto falsi veli, come è invece molto palese nei credi di origine Yoruba. Qui non vengono nascosti gli dei perduti sotto nomi di santi (caso tipico: Santa Barbara per Changó o Xangó, dio dei metalli). Le liturgie cattoliche sono a prima vista quelle tradizionali, e così le preghiere. Anche le più eccentriche iniziano con l’invocare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Solo, si aggiunge a tutto un’entità sacra in più, che veste come la Vergine e porta la falce.

Più che divinità antiche, l’iconografia della Santa Morte ricorda l’ossessione per teschi, scheletri e tibie propria del soffocante cattolicesimo spagnolo, dovunque si sia manifestato (si vedano tante chiese di Napoli). Senz’altro su una base molto più remota, ma con tracce salienti della malinconia e dell’indole drammatica che, sotto parvenze apparentemente contrastanti, sono spesso attribuite agli iberici (e anche agli indios messicani: cfr. Octavio Paz, Il labirinto della solitudine). Il discorso è però impegnativo, e non possiedo gli strumenti per affrontarlo.

la-santa-muerte-o-neo-catrinaQuanto alle similitudini col cattolicesimo ortodosso, si limitano alla superficie. Né buona né cattiva, la Santa Morte può essere invocata anche per scagliare maledizioni contro i propri nemici, e per operare azioni di magia tanto bianca che nera. Certi manuali “pratici” (come Los poderes magicos de la Santa Muerte, Ediciones S.M., s.l. ma Città del Messico, s.d.) sono simili ai grimoires medievali e rinascimentali, con ricette per procurarsi amore o denaro, per proteggere il proprio negozio, per confondere chi ci vuol male, per assicurarsi la salute.

Corredati da istruzioni per allestire altari (qui una certa parentela con il Vodou è sensibile, soprattutto nel rito di espirare fumo di sigaretta o di sigaro sul volto dell’immagine sacra), fabbricare talismani, scegliere pietre preziose, attuare fumigazioni. La natura di grimorio è confermata dalla presenza, in alcune orazioni, di termini ebraici mutuati dalla Cabala e transitati nel Medio Evo nei trattati di magia (a loro volta spesso redatti da preti cattolici).
Non ci troviamo dunque in presenza di una teologia articolata e coerente, bensì di una serie di suggestioni di provenienze disparate, unificate dalla potenza della figura misteriosa, ipnotica, temuta e amata, della Santa. Come è stato possibile che una “religione” così approssimativa, che è poco definire sincretica, abbia conquistato il cuore di milioni di messicani poveri e poverissimi, onesti o disonesti, comunque marginali?

Evidentemente forniva risposte a domande, di ordine sia sociale che morale, del tutto ignorate dalla religiosità tradizionale. Per capire quali fossero, occorreva immergersi nei meandri del quartiere di Tepito, labirintico ricettacolo di traffici e luogo caldamente sconsigliato, dalla guida “Lonely Planet” e da altre simili, a ogni turista. Fabrizio Lorusso l’ha fatto, senza lasciarsi intimidire e con un alto grado di partecipazione (critica, è ovvio). Lasciamoci dunque condurre da lui nei labirinti della Santa Morte, ben pochi occidentali conoscono meglio l’argomento. Se non scopriremo la verità ultima, almeno la toccheremo da vicino.


Marilù Oliva su l’Unità e il bugiardino di Santa Muerte Patrona

SantaRossaTitolo:  Santa Muerte

 Sottotitolo:  Patrona dell’umanità

 Autore:  Fabrizio Lorusso

 Editore:   Stampa Alternativa

 Collana:  eretica speciale

 Prefazione: Valerio Evangelisti

Il libro: La morte santificata, tramutata in oggetto di culto, in una sorta di Madonna dei diseredati, dei carcerati e dei “banditi”: è il culto per la Santa Muerte, fenomeno religioso molto diffuso in Messico, ma anche in Argentina e Stati Uniti, con 10 milioni di seguaci.

L’autore di questo saggio ci accompagna alla scoperta della Santa Muerte, il culto che unisce tradizioni antiche dell’America latina, folclore afro-cubano e il cattolicesimo imposto dai conquistatori spagnoli. Andando oltre i luoghi comuni che considerano la devozione per la Santa Muerte alla stregua di una setta satanica o di una religione per narcotrafficanti, si comprendono così aspetti più vasti della situazione latinoamericana, al di là dei pregiudizi.

Uscito  2013

Pag.  192

Euro  15,   LINK q u i   a 12,75

ISTRUZIONI PER L’USO

 

Categoria farmacologica:

Elisir di lunga vita

Composizione ed eccipienti:

Un reportage messicano, una storia un po’ magica un po’ antropologica. Colori, simboli, altari e offerte.

Un’accurata bibliografia, un suggestivo apparato bibliografico. La Morte e gli uomini, la Morte e il potere. La Morte e i suoi mille nomi: La Señora, Bonita, Chiquita, la Jefa, Mi Amor. La Morte e i suoi attributi: giustizia, speranza, saggezza. Todo es posible.

Indicazioni terapeutiche:

Questo libro cura la paura della morte.

Consigliato a tutti, benefico per:

Superstiziosi e fifoni.

Chi pensa che il Messico siano solo le spiagge di Puerto Escondido

Chi veste sempre di nero.

Chi si fida troppo delle leggende metropolitane.

Chi intende la morte solo vestita di abiti lugubri.

Chi disdegna i quartieri popolari.

Controindicazioni:

Non contaminare con altri amuleti: basta sfogliare due pagine per sentirne la portata apotropaica.

Posologia, da leggersi preferibilmente:

Alla luce delle candele, magari con in mano un bel bicchire di aguardiente, tequila o mezcal.

Effetti indesiderati:

Ma avete davvero voglia di giocarvela con l’eternità?

Avvertenze:

Conservare lontano da oggetti sacri, perché ne verrebbero irrimediabilmente tentati.

Somministrazioni:

«Alcuni anni fa ho conosciuto la Morte, la santa scarnificata che oggi dispensa fede e speranza a milioni di devoti in America. Ogni giorno, da Nord a Sud, la falce dell’instancabile Santa Muerte s’innalza lucente dall’altopiano centrale di Città del Messico, mietendo a fasci migliaia di anime. Lo fa con giustizia e ispirazione profondamente democratiche. Ricchi e poveri, donne e uomini, giovani e vegliardi finiscono per accompagnarla senza discriminazioni né convenevoli. Una madre terribile coperta da una lunga tunica che lascia intravedere solo i piedi, il teschio e le ossa delle mani che reggono il mondo, una bilancia e una falce. ».

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«Tepito è una palestra di esistenze al limite, foriera di tragiche storie e dignitose resistenze. Tepis – questo è uno dei suoi tanti nomignoli – è un armadio da rovistare, sempre pieno di sorprese per i poveri in cerca di rimedi e occasioni, mentre è un cancro da estirpare secondo i più ricchi del reame, gli altolocati che vivono a pochi chilometri di distanza sulle colline dorate in stile “primo mondo”, dove ogni casa è un bunker blindato votato all’autosufficienza totale. Tepito è un vivaio di campioni, celebre per i suoi pugili e i suoi ballerini, artisti del movimento sincopato dalle movenze incredibilmente simili tra loro. I primi le usano per difendersi e colpire, mentre i secondi insegnano ad affascinare e amare a suon di salsa.»

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«Se la Santa indossa un abito rosso significa che si desidera invocarla per questioni di passione, sentimento e amore in senso lato, siano esse legate al nostro partner, alle relazioni familiari e d’amicizia o all’aspirazione di conquistare qualcuno. Il famoso amarre, o legame di conquista, dellasantería cubana è favorito dal colore rosso, che serve anche a recuperare la persona amata dopo una separazione o a far restare una persona per sempre al nostro fianco. Il rosa, in particolare, sembra indicato per ammorbidire i cuori più duri.»

L’autore: Fabrizio Lorusso, milanese dall’estate del ’77, vive a Città del Messico da dieci anni e si dedica all’insegnamento, alla traduzione e alla ricerca. È giornalista free lance per “L’Unità”, “Linkiesta”, “Radio Popolare”, della rivista cilena “America Economia”, del quotidiano messicano “La Jornada” e di diverse riviste dell’America Latina. Gestisce il blog LamericaLatina.Net e lo spazioLatinoAmericanoExpress sul portale de l’Unità on-line. Ha aperto il blog SantaMuertePatrona.Word Press.Com legato a questo libro.

È autore insieme a Romina Vinci del reportage Le macerie di Haiti (L’Erudita 2012) e del racconto “Johan Messican a la descoverta de la Padania” nella collettanea Sorci Verdi (Alegre 2011). Dallo spagnolo ha tradotto Punto e a capo, intervista al Subcomandante Marcos di L. Castellanos e R. Trabulsi (Alegre 2009). Ha curato la versione messicana del romanzo di Amara Lakhous Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio (Elephas 2012). È tra i redattori della web zineCarmillaOnline, diretta da Valerio Evangelisti che ospita numerosi contenuti in italiano sul culto alla Santissima Muerte.

Da: http://bugiardino.com.unita.it/libri/2013/02/19/santa-muerte/ 


Santa Muerte Patrona dell’Umanità. Una presentazione scritta.

Revista devocionDal blog della casa editrice Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri una breve presentazione del culto e del libro Santa Muerte Patrona dell’Umanità. Santa popolare o setta satanica? Madonna delle mafie e dei narcos messicani o protettrice dei più deboli e dei dimenticati? Un culto ancestrale di origine azteca oppure un feticcio commerciale 2.0? Tante sono state le accuse e tanti i falsi miti diffusi in questi anni che ancora oggi la Santa Muerte risulta un fenomeno sfumato e incompreso (link al suo blog).

Due, forse 5 o 10 milioni sono i devoti del culto che più preoccupa la Chiesa in America. La chiamano Niña Bianca o Bonita (Bimba Bianca o Carina), Patrona, Flaquita (Magrolina) o Hermosa (Bella), ma resta sempre Lei, la Morte scarnificata con il saio francescano indosso, la falce e il mondo tra le mani ed il fedele gufo ad accompagnarla. Lei ti protegge, ma prima o poi ti porta via. E’ democratica perché non fa distinzioni tra ricchi e poveri. E’ potente perché l’ha creata Dio, ma sta sopra ai santi e a tutti i comuni mortali.

Dal Messico agli USA, dalla Spagna all’Argentina, una Santa controversa e miracolosa sta conquistando le anime della gente dopo secoli di clandestinità e un decennio di invasioni mediatiche su TV, giornali e internet. Da santa border line a icona globale grazie al web: la Muerte messicana, inesorabile, assume ogni giorno nuove forme e arriva a penetrare le subculture giovanili e l’immaginario del narcotraffico, la cosiddetta narcocultura. Ma le sue origini e la sua storia hanno più a che vedere con le forme di sincretismo e di resistenza popolare all’imposizione religiosa e culturale dei conquistadores spagnoli che con le mistificazioni strumentali della stampa messicana ed estera.

SantaMuertePatrona_copertinamezzaE attenzione, non bisogna confondere la Santísima con la tipica Calavera, con i teschi e le figurine della morte del disegnatore Guadalupe Posada, né con il tradizionale Día de muertos (Giorno dei morti) cattolico che in Messico, grazie all’assimilazione controllata di elementi delle culture indigene e alle politiche di Stato, è diventato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e ineguagliabile attrazione turistica. Questa è la morte addomesticata.

Qui, invece, parliamo della Patrona dell’Umanità che non è un patrimonio di pochi, ma una devozione popolare dalle mille sfaccettature che non si lascia inquadrare e cooptare negli schemi classici. Parliamo della Signora di Tepito, il barrio (quartiere) slum e il mercato a cielo aperto più famoso dell’America Latina dove la dignità non si vende, però la vita e la morte vanno a braccetto, in un’eterna sfida tra comari.

Quando la morte si fa presente nella società, sconvolta da oltre 80mila morti in 6 anni per la guerra ai cartelli dei narcos, ecco che anche il suo culto ritorna. Forse importata dall’Europa durante la conquista spagnola, contaminata dalle tradizioni afro-cubane della santería e dall’anima postmoderna e caotica dei quartieri marginali di Città del Messico, la morte santificata è folclore, cultura, religione, storia e politica. E’ il Messico profondo sperduto nell’apocalittica globalizzazione. Lei è temuta e amata, venduta e osteggiata, è testarda e vendicativa, salvatrice e viziosa, ma resta sempre la Patrona dell’umanità che ci porterà via tutti. Ed in Messico è già Santa. Fabrizio Lorusso.